Motocicletta e postura della schiena: consigli pratici per il massimo piacere di viaggio

La bella stagione per tutti gli appassionati delle due ruote a motore è il momento migliore per potersi godere il proprio mezzo. C’è chi utilizza la motocicletta per lavoro in città, chi per le uscite del fine settimana, chi la sceglie per i viaggi e gli spostamenti e chi ne fa un utilizzo totale.Essendo un appassionato di moto e allo stesso tempo un posturologo più di una volta durante i lunghi viaggi in sella mi sono accorto come, a prescindere dalla comodità della seduta della sella caratteristica di ogni mezzo, tutti i centauri si esponessero a potenziali low back pain di orgine meccanica indotti dalla posizione prolungata tenuta in moto. Cerchiamo allora di ragionare insieme e provare su strada questi utili consigli per godere al massimo del piacere delle due ruote.

Una doverosa premessa è fondamentale: in moto e quando si viaggia la sicurezza prima di tutto! Le immagini che seguono sono esclusivamente a scopo didattico ma si è scelto comunque di utilizzare dell’abbigliamento tecnico (mancano i guanti n.d.r.). Anche se in questa sede l’abbigliamento limita la visibilità dei particolari delle immagini, appare chiaro ed evidente come le proposte suggerite siano realizzabili anche con l’abbigliamento consono per le uscite ed i viaggi in motocicletta.

Durante i lunghi viaggi, i tratti in rettineo sono quelli che maggiormente stancano la colonna vertebrale, la zona polplitea e pubo-iliaca (ovvero la parte posteriore del ginocchio  e la zona anteriore delle anche n.d.r.): rispettivamente la prima è mantenuta in statica isometricamente dalla muscolatura che tende a stancarsi nel tempo, le seconde invece restando con un angolo chiuso tendono a limitare il flusso sanguigno che vi circola. I tratti di strada guidati, invece, permettono il movimento della colonna vertebrale e la relativa modifica dell’angolo al ginocchio e dell’anca, favorendo così rispettivamente la contrazione e decontrazione della muscolatura paravertebrale e il circolo di sangue nelle zone poplitea e dell’anca che sono due passaggi importantissimi della circolazione sanguigna. Iniziamo allora con il descrivere il corretto allineamento posturale dei segmenti corporei durante un viaggio prolungato in moto. Come sottolineato nelle righe precedenti queste indicazioni dipendono spesso strettamente dalla tipologia di mezzo che si guida (turistica, stradale, enduro) ma allo stesso tempo possono essere adattate da ognuno al proprio mezzo e stile di guida.

Il busto dovrebbe avere un’inclinazione rispetto al terreno parallela all’asse della tibia. Postura correttaQuesta condizione favorisce la corretta ripartizione del peso tra seduta, pedaline e appoggio del piede, mani e braccia sul manubrio. Le braccia sono allora naturalmente distese e in pressione sulle manopole caricando così l’avantreno e mantenendo un controllo attivo del mezzo. La zona lombare è naturalmente arcuata contrastando la retroversione meccanica che il bacino subisce in posizione seduta. La zona dorsale è allineata e le scapole sono spinte posteriormente e in leggera adduzione. Il capo in questa posizione è in una naturale posizione orizzontale senza eccessivo stress sul tratto cervicale che viene sempre sollecitato moltissimo durante i viaggi in moto a causa del peso del casco e dell’aria che deve affrontare.

Con il subentrare della fatica è possibile invece assumere durante la guida delle posture non corrette che oltre ad essere errate per la nostra schiena sono anche estremamente svantaggiose per l’assetto di guida ed il controllo del mezzo stesso. Vediamone alcune delle più frequenti.

Postura scorretta da estremo affaticamento: la fatica di guida, la resistenza dell’aria, la tipologia di seduta del mezzo e le Postura scorretta stanchezzacaratteristiche posturali personali possono indurre il motociclista ad assumere posizioni raccolte. La schiena crea un’unica curva e la zona lombare va in inversione rispetto alla sua posizione naturale, mandando così in sofferenza i dischi intervertebrali specie in caso di scaffe del terreno o ancor peggio di marcate vibrazioni del mezzo che spesso sono presenti nelle zone delle pedaline o della sella. In questa posizione le braccia sono “scariche” e non si appoggiano correttamente sul manubrio facendo perdere carico all’avantreno, il peso del corpo è prevalentemente posteriorizzato. Infine il capo è orientato verso il basso, il che favorisce una situazione a di iperestensione della zona cervicale per la naturale necessità di orizzontalizzazione dello sguardo.

Postura eccessivamente anteriorizzata: anche questa posizione in sella spesso è dovuta alla stanchezza di guida. Si evita Postura avanzatarispetto alla precedente di curvare eccessivamente la schiena scivolando anteriormente sulla sella. In questa posizione la colonna vertebrale è relativamente allineata, ma le braccia sono piegate e non scaricano più il peso sul manubrio consentendo così la gestione pronta e rapida dello stesso. Le zona più inficiate da questa postura in sella sono la zona poplitea e l’anca che risultano essere molto chiuse, specie quella poplitea, limitando di conseguenza il passaggio di sangue. Le ginocchia inoltre risultando anteriorizzate non consentono al piede di scaricare correttamente il peso sulle pedaline. Il peso del corpo in questo caso risulta essere anteriorizzato il che offre una sensazione di maggior controllo del mezzo al pilota che poi nei fatti è annullata dalla posizione errata delle braccia e dei piedi.
Sull’altro opposto abbiamo poi la postura eccessivamente posteriorizzata che invece impone alle bracciaPostura troppo arretrata di essere oltremodo distese caricando quindi in minima parte l’avantreno. Il peso del corpo risulta essere posteriorizzato e la schiena, troppo verticale, soffre dell’assenza di curve dorsali e lombari gravando così il peso in maniera verticale sui dischi intervertebrali. Anche in questa posizione il controllo del mezzo potrebbe risultare ridotto.

 

 

Di seguito si propongono dei piccoli movimenti di mobilizzazione del bacino che possono risultare molto utili durante i lunghi viaggi per offrire beneficio alla colonna vertebrale che tende a restare spesso in queste posizioni che abbiamo appena descritto. Il primo esercizio serve a riattivare il bacino sul piano sagittale e a comprendere quale sia la posizione meno faticosa e più piacevole per la propria schiena. Come è visibile in fotografia bisogna fare un’arco con la zona lombare (antiversione del bacino) e poi una gobba con la stessa zona (retroversione del bacino), mentre tutti gli altre segmenti restano immobili.Anti-retroversione bacinoIl secondo esercizio ha lo scopo invece di mobilizzare il bacino, le spalle e la colonna vertebrale in toto sul piano frontale attraverso un movimento di inclinazione ed arco laterale aumentando la spinta sulla sella di una natica per volta scaricando l’altra. Tutte le altre zone del corpo restano ferme.Inclinazioni laterali bacino e spalleSi suggerisce di non svolgere mai questi movimenti in sella se non si ha la piena padronanza del mezzo e soprattutto la giusta conoscenza del movimento da svolgere onde evitare di perdere controllo del mezzo. In questi casi sarebbe quindi preferibile fermarsi di tanto in tanto durante il viaggio e svolgere questi movimenti in sella a veicolo spento oppure scendendo dalla motocicletta e associando a questi esercizi delle lente ed ampie rotazioni del busto da entrambi i lati mantenendo le mani in appoggio sulle anche. Al termine del viaggio è sempre preferibile svolgere esercizi semplici di Stretchingallungamento dei muscoli posteriori della coscia e del polpaccio (un esempio in fotografia) dal momento che per molto tempo questa muscolatura permane in una posizione meccanica di accorciamento e necessita quindi di essere stimolata in allungamento per migliorare il senso locale di benessere.

 

 

Queste semplici indicazioni hanno lo scopo di informare e mettere a conoscenza i centauri che non rinunciano al piacere del lungo viaggio in moto. Come sempre però, sottolineo che le indicazioni riportate nell’articolo hanno un carattere generale e che ogni esercizio fisico, anche quello che può sembrare il più banale, va sempre progettato ed erogato sulle necessità specifiche del singolo sotto l’occhio attento di un professionista e l’unico professionista del movimento è il Chinesiologo, nonchè il Laureato in Scienze Motorie. Diffidate dalle imitazioni. Buon viaggio in moto a tutti

dott. Luca Russo Ph.D.

 

 

2019-01-31T00:06:47+00:00